Per la serie sugli argomenti «tabù» legati alla malattia di Parkinson, presentiamo questa seconda parte dedicata allo shopping compulsivo.
Parkinson e deficit dopaminico
I sintomi della malattia di Parkinson sono riconducibili prevalentemente a una carenza di dopamina, che è a sua volta all’origine di difficoltà motorie, ma anche di disturbi cognitivi ed emotivi (Jones, 2019). Per compensare questa mancanza, i neurologi prescrivono dei farmaci per aumentare il livello di dopamina o per migliorarne l’assimilazione e il suo utilizzo da parte del cervello (Brown et al., 2028). L’insufficienza di dopamina comporta una tendenza all’indolenza (la persona affetta «passa il tempo sul divano»). L’eccesso di questo neurotrasmettitore provoca invece difficoltà a gestire le pulsioni (Taylor & Parker, 2017): in questo caso si parla di disturbo del controllo degli impulsi, descritto come «incapacità di resistere a una pulsione, a un comportamento o alla tentazione di compiere un atto nocivo per sé stessi o per altri» (Smith, 2020, libera traduzione).
Disturbi del controllo degli impulsi dovuti ai farmaci
Nel Parkinson, i disturbi indotti dal trattamento farmacologico si manifestano principalmente sotto forma di gioco d’azzardo patologico, ipersessualità, shopping compulsivo o disturbi alimentari (Jones, 2019). I primi due sono più frequenti fra gli uomini, gli altri due fra le donne (Brown et al., 2018). Stando a vari studi, questi disturbi colpiscono tra il 17% e il 45% delle persone con Parkinson trattate con agonisti dopaminergici (Taylor & Parker, 2017). Di norma essi scompaiono dopo la sospensione del farmaco, ma può essere indicata anche una terapia cognitivo-comportamentale (Smith, 2020). Questo approccio si focalizza sul «qui e ora», come pure sui fattori che generano la sofferenza, e si è dimostrato efficace per varie forme di dipendenza. Le modalità terapeutiche variano a seconda delle esigenze: si possono condurre sedute individuali, in famiglia, di coppia o in seno a gruppi di supporto. Attraverso il dialogo o esercizi e programmi psicoeducativi, la terapia si concentra su aspetti quali la presa di coscienza, la motivazione, l’aiuto all’astinenza, l’autostima o i fenomeni di codipendenza.
Quando lo shopping è da considerarsi patologico?
In quale momento un comportamento considerato parte integrante del nostro vivere quotidiano si trasforma in una patologia? Dopotutto fare acquisti è un’attività banale che in certi casi risponde persino a una sorta di dittatura della moda, o magari alla credenza che possedere di più significa valere di più o esistere di più. Il confine con la patologia viene superato quando il desiderio di fare acquisti diventa irrefrenabile, al punto da provocare una tensione, una sensazione di irritabilità e conseguenze nefaste sulla vita familiare, sociale e finanziaria. È la sofferenza a segnare la differenza rispetto alla normalità. La persona shopping-dipendente compera cose di cui non ha né il desiderio né il bisogno, pur sapendo che ciò le procurerà dei problemi: ad esempio acquista un secondo televisore a schermo piatto quando ce n’è già uno che troneggia in salotto, oppure l’ennesimo paio di scarpe quando l’armadio è già strapieno.
Segnali allarmanti e prevenzione
Se lo shopping è causa di debiti, di preoccupazioni in famiglia, di un senso di colpa o di una depressione, bisogna parlarne! Dato che la prevenzione rappresenta il rimedio migliore, è essenziale che i pazienti a cui vengono prescritti farmaci suscettibili di favorire l’insorgenza di una dipendenza, come pure i loro congiunti, siano informati in merito ai rischi. In effetti, i famigliari non si rendono necessariamente subito conto del problema, ma se vengono avvertiti resteranno vigili. È importante segnalare al medico curante tutti i cambiamenti del comportamento, poiché l’irritabilità o l’impulsività possono essere segni premonitori. La comparsa di questi disturbi non mette in discussione l’efficacia del trattamento, ma richiede prudenza, un accertamento sistematico e una prevenzione attraverso il dialogo.
Si tratta di shopping compulsivo?
Le domande seguenti possono aiutare a identificare lo shopping compulsivo:
È fondamentale segnalare eventuali cambiamenti comportamentali al proprio medico. I primi sintomi, come l’irritabilità o l’impulsività, possono indicare che sta emergendo un disturbo del controllo degli impulsi (Taylor & Parker, 2017). Sebbene questi disturbi non rimettano in discussione l’efficacia del trattamento contro il Parkinson, esigono un’attenzione particolare, un controllo sistematico e un dialogo con il medico curante per garantire una prevenzione efficace attraverso l’adeguamento della farmacoterapia o con metodi terapeutici avanzati come la chirurgia.
Riferimenti
Brown, B., Green, C., & Jones, A. (2018). Dopaminergic Treatments and Impulse Control Disorders. Neuroscience Review, 12(2), 45-58.
Jones, A. (2019). Dopamine and Parkinson's Disease. Journal of Neurology, 45(3), 123-130.
Smith, J. (2020). Dopamine and Parkinson's Disease. Journal of Neurology, 45(3), 123-130.
Taylor, R., & Parker, D. (2017). Impulse Control Disorders in Parkinson's Disease. Movement Disorders, 32(5), 789-797.
Aline Gronchi Perrin, neuropsicologa FSP, dirige il centro ambulatoriale di neuroriabilitazione di Plein Soleil, Institution de Lavigny, a Losanna.
«Il confine con la patologia viene superato quando il desiderio di fare acquisti diventa irrefrenabile, al punto da provocare una tensione, una sensazione di irritabilità e conseguenze nefaste sulla vita familiare, sociale e finanziaria.»
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